L’industria del risparmio gestito mondiale continua a crescere ad un ritmo forte e con una certa costanza. Tuttavia non si può dire la stessa cosa della presenza delle donne in questo settore. Anche se le imprese di gestione del risparmio elogiano e raccomandano la diversità di genere, i dati dimostrano che la situazione è molto diversa da quella auspicata.
Il dato sulla presenza rosa nel risparmio gestito
Secondo un recente studio condotto sull’intero settore del risparmio gestito, la rappresentanza femminile è praticamente ferma da due decenni. Un’analisi condotta sui migliori broker regolamentati Consob (quindi sotto la lenta della vigilanza) evidenzia infatti che la quota di gestori donne nel 2000 era del 14%, e nel 2019 il dato è rimasto esattamente lo stesso. Tuttavia in Italia possiamo ritenerci addirittura soddisfati, visto che altrove la situazione è addirittura peggio. Nei grandi centri finanziari globali degli Stati Uniti, ad esempio, la presenza femminile nei fondi di gestione è soltanto del 11%. Nel Regno Unito arriva a malapena al 13%. Le percentuali migliori si trovano in paesi Spagna, a Hong Kong e Singapore.
Se poi si vogliono esaminare in modo più approfondito i dati, emerge che in alcuni casi ci sono stati addirittura dei peggioramenti dall’inizio del Millennio.
Ostacoli e false convinzioni
Ma che cos’è che ha creato questo gap di genere nell’industria del risparmio gestito? Probabilmente tutto ciò è l’effetto di alcune concause, come le barriere strutturali ed alcuni stereotipi. Uno di questo è che le capacità individuali siano collegate al genere del gestore. Non è assolutamente vero. Il fatto che un gestore sia uomo o donna – come dimostrano molti studi – non ha alcuna incidenza sulle performance degli investimenti sui mercati otc. In sostanza è falso che gli uomini ottengono migliori rendimenti. Anzi, a dirla tutta ci sono diversi studi hanno dimostrato che la presenza femminile nei CdA oppure in ruoli dirigenziali, quasi sempre corrisponde a dei migliori risultati finanziari.
Eppure rimane il fatto che le donne rimangono largamente sotto-rappresentate nell’industria del risparmio gestito mondiale, a dispetto di quanto gli stessi fondi vanno predicando.