La diffusione dell’hi-tech ha cambiato le gerarchie dei metalli industriali, spingendone alcuni che solo pochi anni fa erano considerati “minori”. Oltre a rivoluzionare il nostro vivere quotidiano, le tecnologie stanno anche incidendo in modo forte sulla domanda e offerta di materie prime.
La nuova vita dei metalli industriali “poveri”
Certo, il re dei metalli rimane ancora l’oro (anche se il palladio è diventato più prezioso). Peraltro negli ultimi tempi il metallo giallo ha beneficiato del suo status di valuta rifugio schizzando a prezzi record, finanche a quota 1600 dollari. L’oro rimarrà ancora a lungo il vero stabilizzatore nei portafogli, in previsione delle fasi di turbolenza dei mercati. Tuttavia alcuni dei metalli industriali considerati storicamente come “poveri”, adesso si stanno fortemente rivalutando.
E’ il caso ad esempio del rame, la cui domanda è trascinata dal boom delle auto di nuova generazione. La sua elevata capacità di conduzione elettrica che lo rende strategico per la rivoluzione verde dei trasporti. Tenuto conto che per un veicolo elettrico possono essere necessari fino a 6 km di cablaggio di rame, si spiega il perché del boom della domanda. C’è chi ritiene che se, come sembra, le tensioni sui dazi USA-Cina dovessero ridursi, il prezzo del rame potrebbe salire fino al 5-10%, anche perché non ci sono figure di inversione del trend che fanno ritenere possibile un calo della domanda nel prossimo futuro. Anzi, semmai è vero il contrario.
Nickel e alluminio
Ma anche nickel e alluminio si stiano rivalutando. Il nickel lo scorso mese di settembre ha toccato la quotazione massima sulla scia della riduzione della produzione in Indonesia (primo produttore al mondo). L’alluminio invece è sotto i riflettori perché rappresenta una scelta vincente per combattere le sfide del cambiamento climatico. Anche se rimane più costoso rispetto all’acciaio, è più apprezzato giacché ha un maggiore potenziale di riduzione del peso dell’auto. Inoltre è una soluzione economicamente più conveniente rispetto ad altri materiali come il magnesio e la fibra di carbonio. Secondo gli analisti, in assenza di segnali dagli indicatori leading, queste caratteristiche potrebbero spingere la domanda e far lievitare il prezzo fino a 2100 dollari la tonnellata. Un incremento fino al 20% rispetto ad oggi.