C’è un mercato che si conferma in rapidissima espansione, ed è quello dei farmaci legati ai disturbi dell’alimentazione. Ogni anno vengono commercializzati nuovi prodotti antiobesità, che alimentano un giro d’affari in costante crescita e che si avvia a raggiungere cifre davvero colossali.
Il business fiutato dal mercato
Le imprese farmaceutiche hanno fiutato da tempo questa gallina dalle uova d’oro. Non è del resto un caso se al momento risultano alla studio altre 253 molecole “miracolose”. A breve la lista includerà 6 nuovi “arrivi”, che ingrosserano le tasche di Big Pharma per circa 8,5 miliardi. Il mercato del cibo distorto, che un tempo era prerogativa soprattutto europea e statunitense, ovvero delle economie più ricche, da un po’ si è esteso anche in Africa e nei Paesi in via di sviluppo. Per non parlare del boom di affari che questo business sta generando nelle economie in crescita, come ad esempio la Cina. Anche in Italia, dove pure si assiste a un calo degli investimenti delle aziende, questo mercato invece continua a crescere.
E’ spiacevole a dirsi, ma le multinazionali del farmaco puntano forte sulla cura dell’obesità, anche perché le prospettive di mercato sono enormi. Secondo una recente proiezione, negli USA il 45% della popolazione sarà obesa entro il 2030 (nel 1990 questa percentuale era al 10%). Gli altri territori più afflitti saranno Messico (38%), Regno unito (35%) e Canada (30%). L’Italia se la caverà con un modesto 13%, che pur sempre però sarebbe in aumento rispetto al 10% attuale.
Conseguenze fisiche ed economiche dell’obesità
L’obesità è riconosciuta come una patologia cronica, la cui origine è dovuta a diversi fattori (fisici e psicologici). Si concretizza quando il proprio Indice di Massa Corporea (IMC o, in inglese, BMI) risulta uguale o superiore a 30 (kg/m2). A seconda di quanto sia questo “sforamento”, abbiamo l’obesità di I grado (BMI 30-35), di II grado (BMI 35-40) o di III grado (severa, BMI>40). Nel corso degli ultimi 40 anni la prevalenza dell’obesità è raddoppiata in più di 70 paesi, e il numero totale di soggetti che sono afflitti da questa patologia è triplicato dal 1975. Risultano in sovrappeso 2 miliardi di persone, un terzo dei quali sono obesi.
I dati allarmanti sull’obesità infantile
La cosa molto grave è che si registra una preoccupante crescita della quota di obesità infantile. In Europa un bambino ogni tre è in sovrappeso. Il 5,6% dei bimbi di tutto il mondo aveva un peso eccessivo rispetto alla norma. Il fenomeno è ancor più preoccupante in quanto negli ultimi quindici anni non vi sono stati progressi in merito. Secondo un rapporto UNICEF, nella fascia di età compresa tra i nove e i quattordici anni, il 7,1% della popolazione mondiale maschile e il 13,4% di quella femminile presenta un comportamento alimentare disturbato. Un fenomeno che si verifica soprattutto nei paesi industrializzati e con alto reddito.
In Italia qual è lo scenario? Meglio che altrove (10,6%), ma non bene. Le regioni del Sud sono quelle meno virtuose, tanto da occupare i primi 4 posti della classifica. In Campania il 14% dei soggetti è obeso, in Sicilia il 13,3%, poi c’è la Calabria con il 13% e la Puglia con il 12,3%.
La spesa mondiale connessa alle patologie alimentari
Va ricordato che l’obesità non è una patologia confinata a se stessa, nel senso che a sua volta genera gravissime conseguenze sul funzionamento dell’intero organismo. Chi è obeso ha un rischio più elevato di sviluppare malattie croniche. Ci riferiamo al il cancro al seno, dell’endometrio, del colon, ma anche diabete di tipo 2, malattie cardiovascolari e disturbi muscoloscheletrici. E le conseguenze di queste malattie si riflettono sull’intera collettività, giacché solo gli USA spendono circa 190 miliardi di dollari l’anno in spese mediche legate al peso.
Visti questi numeri, è chiaro il motivo per cui le grandi aziende farmaceutiche stanno sviluppando nuovi farmaci anti-obesità. Si tratta di sostanza che inibiscono il senso di fame, oppure aumentano il consumo di calorie. I giganti di Big Pharma dovrebbero lanciare 6 nuovi prodotti entro il 2026 sugli otto mercati principali (USA, Francia, Germania, Italia, Spagna, Regno Unito, Giappone e Cina).
A dispetto di quanto si crede, finora i farmaci che hanno ricevuto una approvazione da parte dai principali organismi autorizzativi competenti sono soltanto una manciata. Parliamo di una decine appena. Questi farmaci generavano un volume di affari di 400 milioni di dollari l’anno nel 2012, che si stima arriverà a 8,5 miliardi di dollari nel 2022. Ventuno volte di più (il mercato farmaceutico globale invece arriverà a quota 1,5 trilioni di dollari).
Le prospettive del mercato dei farmaci
Secondo i rapporti di previsione di Analytical Research Cognizance, le vendite di farmaci contro l’obesità oltre ad aumentare cambieranno anche la loro geolocalizzazione. Se nel 2012 il 40% dei prodotti era piazzato negli USA e il 21% in Europa, nel 2022 sarà il Canada a monopolizzare l’attenzione, con il 57%. Segue il Brasile al 29% e il Giappone al 14%. In pratica questi tre paesi diventeranno al miniera d’oro del mercato dei farmaci contro l’eccesso di peso. Il tasso annuo di crescita composto (CAGR) sarà del 20,9%, con l’indicatore Parabolic SAR in costante fase rialzista.
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Il lungo iter per l’approvazione dei farmaci
Il motivo per cui ci sono così pochi farmaci approvati è che la molecola chimica che aspira a diventare un medicinale da immettere sul mercato, viene sottoposta a una lunga serie di studi. I test vengono poi condotti prima in laboratorio e su animali, e solo alla fine sull’uomo. La fase 1 della sperimentazione del principio attivo sull’uomo mira a ottenere una prima valutazione della sicurezza e tollerabilità del medicinale. La seconda fase mira a valutare la sua efficacia terapeutica, la fase 3 si svolge su un ampio campione (anche migliaia di pazienti) per valutare l’efficacia del farmaco sui sintomi, sulla qualità della vita o sulla sopravvivenza, confrontandolo con un placebo (sostanza priva di efficacia terapeutica). Solo se tutte le fasi precedenti danno esito soddisfacente, si può chiedere la registrazione e l’autorizzazione alla commercializzazione del farmaco. In complesso si tratta di un processo lunghissimo, perché la durata oscilla in genere tra i sette e i dieci anni.