In mezzo alle parole!
di Michele Savaiano
Casa della Cultura, V Municipio Roma, 3-4-5 Marzo chiusura dell’anno pasoliniano: “Da Piero a Pierpaolo” e “Una Disperata vitalità”, un grazie sentito al prof Francesco Sirleto curatore della mostra, al regista Alessandro Perrella, a Marina Sonzini e al regista Michele Savaiano che ha proiettato lo shortfilm “Dialogos“.
A chi si è ispirato per questo film?
Questo film è ispirato all’opera teatrale Pilade di Pier Paolo Pasolini e la reinterpreta attraverso la riflessione sulla categoria del potere.
Come mai ha scelto questo nome: Dialogos?
L’inizio del nuovo millennio è stato caratterizzato dallo sviluppo di vari social e di svariate piattaforme web. Si pensava che con la moltiplicazione di esse sarebbe aumentata la capacità di comunicazione, ma non è stato così non è servito solo connettersi per comunicare. Se ci interessasse davvero dialogare avremmo dovuto fare delle distinzioni fondamentali tra ciò che nutre il dialogo e ciò che lo rende impossibile. Oggi se ne parla tanto come una via possibile per evitare che le divergenze si trasformino in conflitto e sfocino in violenza. Ma non basta che ognuno dica la sua opinione perché ci sia il dialogo, anzi, ribadire la propria posizione ci mette di fronte a delle differenze che spesso possono sembrare insormontabili.
Pertanto, il dialogo non significa la ricerca del consenso o di una posizione che metta tutti d’accordo, ma è quello di prendere sul serio le ragioni dell’altro anche quando non siamo in armonia con la sua opinione. È un processo che unisce ciò che è diviso, è aprire il tuo mondo interiore senza aver paura di farsi abitare. E già!
Dialogare: in mezzo alle parole c’è uno spazio, un luogo reale e figurato allo stesso tempo, in cui le parole sono come fili che connettono le persone. Fili invisibili che instaurano relazioni umane centrali nello sviluppo della nostra identità personale. Il dialogo sarà il modo per organizzare il nostro luogo interiore, in modo da strutturare un discorso volto a esprimere una nostra idea a chi ci sta di fronte e più lo renderemo chiaro e più sarà possibile parlare l’un l’altro con confidenza e sincerità.
Dialogare è il desiderio di scoprirsi e farsi scoprire!
Perché ha interpretato il potere come entità?
Per poter permettere al “Potere” di prendere vita, e di viaggiare attraverso il tempo fino ad arrivare a oggi. Tutto questo per far fare esperienza all’entità attraverso i tre personaggi principali: Pilade, un ragazzo di oggi e un poeta della periferia, al fine di tornare indietro dentro l’eroe Pilade e prendere coscienza e capire che è proprio essa la più colpevole delle colpe: il potere è la più colpevole di tutte le colpe!
Questo corto nasce per instaurare il dialogo?
Il film nasce per far emergere la ricerca del dialogo fra le diverse generazioni come elemento di continuità di tutta la poetica dell’artista Pasolini, che scelse Roma per viverci e paradossalmente per morirci tragicamente.
La sua personale interpretazione filmica fa percepire quanto questo testo sia stato profetico, non è vero?
Lo spettatore potrà giudicare la valenza fortemente profetica di questo testo, sembra quasi un elogio funebre scritto per sé da Pasolini stesso.
Cosa si auspica?
Un mondo migliore dove non ci sarà bisogno di costruire più armi per ottenere la pace, ma dove si costruiranno più dialoghi, dove si prenderanno sul serio le ragioni dell’altro, anche quando non siamo d’accordo.
Tutto questo è dialogare è comunicare nel profondo, è mettere in comune i progetti, i sentimenti, i sogni, come ha fatto Michele Savaiano: menzione speciale dal Comune di Roma per l’alto impegno sul territorio comunale tramite il film Dialogos!
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