La diffusione del coronavirus cinese ha avuto un forte impatto sull’economia globale, perché la Cina è la seconda potenza industriale mondiale, e una frenata della sua attività comporta un brusco contraccolpo su tutti i settori. Soprattutto quello delle materie prime (commodities).
Il bilancio delle commodities
A cominciare dalla commodity per eccellenza, il petrolio, passando per acciaio, ferro, nickel e quant’altro, non c’è settore che sia stato risparmiato. Eppure i dati sono ancora confortanti. Il 2019, che passerà alla storia come un anno complicato per via delle tensioni commerciali tra USA e Cina, per le commodities ha portato un guadagno del 17,6%. Attenzione però, perché ci sono casi e casi. Alcune materie hanno guadagnato molto più di altre, finendo che “sballare” il risultato complessivo. E’ eclatante il caso del palladio, protagonista di un vero e proprio boom (+54% in un anno).
Palladio il top, gas naturale il flop
Anche per questo è più opportuno fare un’analisi singola, piuttosto che complessiva, per valutare le performance di alcune commodity. Si scopre così che nell’ultimo decennio (2010-2019), il palladio è passato dai 400 dollari all’oncia che prezzava a fine 2010, fino ai 2000 dollari che si registravano a fine 2019 (se è per questo subito dopo si è spinto anche molto oltre). Questo rally durevole ha sovraperformano nettamente anche quelli dell’oro e del platino.
Dall’altro lato del panorama, chi invece ha vissuto un periodo buio è il gas naturale. Senza dubbio si tratta della commodity peggiore del decennio. Basta aprire uno dei siti per fare trading online, per vedere che ad eccezione di un solo anno, il 2015 (quando crebbe del 59%), in tutti i restanti nove anno del decennio ha chiuso in perdita. Soltanto nel 2019 il bilancio dice -25,5%.
Petrolio a fasi alterne
In mezzo a questi due casi estremi, c’è un ventaglio molto variabile di situazioni. Il petrolio, che è la materia prima energetica per eccellenza, ha vissuto diversi anni positivi, con un solo anno drammatico nel 2014 quando perse il 45%. L’anno appena finito invece è andato in archivio con un incremento del 34,5%.
Discorso a parte merita l’oro, che non è impiegato nei processi industriali ma è sostanzialmente un bene rifugio. Il suo andamento a testa e spalle rialzista, grazie ad un ultimo anno molto positivo l’ha riportato sui 1500 dollari l’oncia, con una progressione del 18,3% (miglior risultato del decennio).