Quando si parla di commodity si pensa soprattutto al petrolio e all’oro. Beni senza vita, sui quali si concentra l’attenzione dei mercati. Ma in realtà il vero Risiko è in corso su un altro tipo di commodity, che molti definiscono “oro rosa”. Si tratta della carne di maiale. Epidemie, equilibri di mercato e geopolitica hanno messo sottosopra il mercato, che vive un grande fermento.
Il calo dell’offerta ha squilibrato il mercato suino
Alla base di tutto c’è la peste suina africana, un virus che è innocuo per gli uomini, ma mortale per gli animali. Si è diffuso a partire dall’Est Europa, ma ha creato i danni maggiori ai capi in Cina, che è il più grande consumatore al mondo di carne di maiale. Nel paese del Dragone è da circa un anno che il Governo cerca di contenere l’epidemia, ma senza successo. L’unico modo per fermare il virus è stato l’abbattimento preventivo, che ha causato la perdita del 20% dei 440 milioni di maiali cinesi, con un inevitabile forte contraccolpo sul mercato suino.
A fronte del calo dell’offerta, la domanda di carne suina rimane però ancora molto sostenuta. Le scorte sono in costante riduzione, e questo sta agendo da leva sui prezzi, che sul mercato asiatico sono cresciuti del 50% da inizio anno. Per evitare che a ottobre, quando si festeggerà del settantesimo della Repubblica popolare, i prezzi giungano alle stelle, il ministero del Commercio di Pechino ha messo mano a 10 mila tonnellate di riserve di carne congelata.
La guerra commerciale ridisegna le rotte
La guerra commerciale con gli USA ha fatto poi da amplificatore a questo problema sul mercato. Pechino ha inserito la carne suina americana tra i prodotti soggetti a tariffe fino al 72%. La conseguenza è che la domanda è stata dirottata verso l’Europa, che nel primo semestre dell’anno ha visto crescere l’export di carni suine verso la Cina del 42%. Anche il Brasile, fuori dal Vecchio continente, è tra quelli che stanno approfittando della situazione di mercato, anche perché rispetto al Vecchio Continente ha il vantaggio che il cambio euro real brasiliano si è ridotto. Diventa quindi molto favorevole per la Cina importare dal Sud America.
Va anche aggiunto che questa “Via del Maiale” presenta un altro grosso vantaggio per gli esportatori europei (Italia inclusa): la Cina consuma anche le parti che per noi sono scarti, come orecchie, teste, piedi e interiora, e quindi la resa per capo ha un ricavo aggiuntivo di 15-20 euro in media. L’analisi tecnica del mercato si dimostra così intricata e al tempo stesso intrigante, al punto che il mondo della finanza ci ha puntato i fari, per non farsi sfuggire l’occasione di lucrarci sopra.